28Eddie Vedder ha incontrato il cameraman che lo aiutò durante il “tuffo”
Il leader dei Pearl Jam ha voluto scambiare quattro chiacchiere con il
co-protagonista di uno degli stage-dive più celebri di sempre
Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, ha incontrato il cameraman che lo aiutò nel 1992
in uno dei tuffi sulla folla più iconici della storia del rock. Ospite del PinkPop Festival,
ad Amsterdam, il cantante decise infatti di lanciarsi sul pubblico dall’alto di una gru,
su cui era montata una delle videocamere che riprendevano lo show: se quello
“stage dive” riuscì pienamente, fu in parte anche grazie alla collaborazione del tecnico,
che si assicurò che l’operazione fosse portata a termine senza alcun rischio per
nessuno. Un momento da incorniciare, a cui lo stesso Vedder
si è detto talmente legato che, tornato al PinkPop Festival
con la sua band qualche giorno fa, ha chiesto di rivedere il suo “aiutante”.
«Qualcuno mi ha mandato una cartolina con l’immagine di me che salto e, nella foto,
c’è il cameraman che mi guarda come se volesse uccidermi.
Mi rendo conto ora che aveva tutto il diritto di farlo – ha spiegato il cantante, che ha poi
aggiunto – Non l’ho mai più visto da allora. Ho visto questa foto nel corridoio di casa mia e
mi sono chiesto cosa sia successo a quel ragazzo. Sarà ancora incazzato? Così quando
siamo stati ad Amsterdam, l’altra sera ho incontrato uno del posto e gli ho chiesto se c’era
un modo per trovarlo. E l’abbiamo fatto! Era lì, si è ritirato a gennaio».
In verità le impressioni di Vedder erano del tutto sbagliate, come gli ha rivelato lo stesso
tecnico nel corso di una lunga chiacchierata: «Mi ha raccontato una storia
completamente diversa da quella che ho avuto in mente per tutto questo tempo.
Pensavo che fosse arrabbiato con me, ma in realtà stava facendo in modo che gli altri
ragazzi creassero un contrappeso, altrimenti, dopo il salto, saremmo semplicemente
crollati giù». Il leader dei Pearl Jam ha quindi potuto tirare un bel sospiro di sollievo:
«Non stava urlando contro di me, ma verso gli altri ragazzi per mantenerci in alto…
Stavamo lavorando in tandem ma non lo avevo mai capito». Insomma, un vero e proprio
lavoro di squadra: questo sì che è spirito rock!